Castello di Avio - Aglaia Viaggi

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Castello di Avio

Ritrovo dei partecipanti davanti alla scuola e partenza in pullman granturismo per Avio. Arrivo e visita dell’omonimo Castello. Il grande complesso castellano, tra i più suggestivi del Trentino, appare adagiato nel paesaggio collinare assecondando il susseguirsi delle balze con la poderosa cinta muraria, le cinque torri, il palazzo baronale e l'imponente mastio. Isolata nel verde è la casa delle guardie, che custodisce uno straordinario ciclo di affreschi trecenteschi con scene di guerra. Ma non è da meno la stanza d'Amore, nel mastio, con eleganti decorazioni di gusto "cortese". Ospiti illustri si sono avvicendati tra le mura di questo maniero: dal re longobardo Autari, con la consorte Teodolinda, agli imperatori Carlo V e Massimiliano d'Asburgo. Pranzo libero. Nel pomeriggio, passeggiata naturalistica nel vicino Monte Baldo,  habitat ideale di centinaia di specie floreali protette. Fin dal Cinquecento la montagna è stata meta di botanici e studiosi che per la ricchezza della sua flora la denominarono “Hortus Italiae”. Al termine, inizio del viaggio di ritorno con arrivo alla scuola previsto in serata.

IL MONTE BALDO

Posta all'estremità  occidentale delle Prealpi Venete, la catena del Baldo si presenta come un massiccio isolato, a forma di rettangolo, che si allunga dal Veronese al Trentino, costeggiando il lago di Garda. La catena è formata da due settori distinti, il monte Baldo vero e proprio, che da punta San Vigilio arriva a Bocca Navene (m 1430), e il monte Altissimo di Nago, che da Bocca Navene va fino alla sella di Loppio. Il nome Baldo deriva probabilmente dal longobardo Wald, selva, ed citato per la prima volta nel 1163 in una carta topografica tedesca, mentre in epoca romana era detto Mons Polninus.
Ai piedi del monte Baldo, vi è un interessante complesso d’arte rupestre preistorica che, per importanza, va collocato subito dopo i famosi centri della Valcamonica e di monte Bego.  Le rocce del Baldo, di natura calcarea, sono solcate da segni e scanalature prodotte dai ciottoli glaciali; su queste pietre, localmente chiamate "laste" o "liscioni", l'uomo ha lasciato il segno della sua presenza e del suo passaggio, dalla preistoria fino ad oggi. Le prime rocce incise furono segnalate nel 1964 nella zona di S. Vigilio, ma ben presto le ricerche si estesero a tutta la sponda veronese del lago. Fino ad oggi sono state catalogate e schedate più di 250 rocce istoriate e almeno 3.000 figurazioni, ma queste cifre tendono ad aumentare. L'importanza di questo complesso d'arte rupestre è molteplice, sia per la sua posizione orientale ed eccentrica rispetto agli altri complessi d'arte rupestre, sia per l'unicità di un simile fenomeno nel Veneto, ma soprattutto per la tematica e la tipologia delle raffigurazioni incise.

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